sabato 28 marzo 2009

il voto che motiva e il voto che demotiva

Ciò che non dovremmo mai fare come insegnanti, ma che purtroppo facciamo sempre (io no... e mi tiro furoi volentieri) è mettere su di un elaborato, una verifica o una prova, il voto secco 4, 5, 6, 7...
Il voto secco è demotivante, favorisce forme di competizione all'interno del gruppo classe, mortifica e non produce migliore apprendimento. A mio avviso il docente dovrebbe fare tutta una serie di operazioni che, costano un po' di fatica e di tempo, ma che incidono sull'apprendimento e modificano le abitudini dello studente:
- indicare in cosa si è sbagliato
- indicare cosa si sarebbe potuto fare per non sbagliare
- dettagliare il percorso per arrivare ad una soluzione
- indicare quale livello ha raggiunto e dove non è stato chiaro o pertinente
- dettagliare anche le fasi di studio per supportare una determinata prova
- indicare il "peso" di un errore rispetto ad un altro
- porre domande significative che permettano una riflessione sull'errore.
Insomma tante cose, ma il voto secco NON SERVE!!
Eppure mi ritrovo tutti i giorni a gestire sofferenze di alunni (o figli) che hanno a che fare con voti che sono stati mortificanti e assolutamente non motivanti.
"Ho preso 7!" e nella verifica ci sono solo segni di spunta: giusto o sbagliato
oppure: al n2 1 errore, al n 5 1 errore...
Insegnare significa lasciare un segno!!

5 commenti:

  1. Hai ragione Enrico, per me valutare è un patema che mi risparmierei volentieri e a decisioni prese mi rimane sempre il dubbio di non aver fatto le cose per bene, di non essere riuscita a porre in luce tutte le possibili variabili da considerare. Poi resta l’amaro in bocca quando a bambini splendidi, buoni, disponibili, che più di tanto non possono offrire, sei costretto ad attribuire un voto scarso (che hai già provveduto a far lievitare) perché così vuole la burocrazia. Quale valore possono avere questi numeri? L’ancestrale problema: non è dotato ma si impegna, o al contrario, è intelligente ma fannullone, si ripresenta ogni volta. Mi chiedo a cosa io sia costretta ad assegnare un numero, all’intelligenza (inorridisco al solo pensiero), alla quantità di cose imparate, alla quantità di compiti svolti…? Sono in difficoltà eppure lo devo fare! Diventa anche molto difficile trasmettere questo pensiero alle famiglie per le quali la scuola è sinonimo di valutazione e pagelle. Una mamma mi chiesto di spiegare al figlio, che di deve studiare per prendere bei voti e far bella figura, che tristezza! Come spiegare che la prima valutazione l’insegnante la fa a se stesso? Che l’analisi sull’efficacia delle scelte, sulle modalità di relazionarsi con gli alunni ci accompagna in ogni istante? Che ciò che conta è la crescita di ogni singolo bambino, non importa quanto di più o di meno rispetto ad un altro, l’importante è che qualcosa anche poco (ma tanto per lui) avvenga? Il segno che si lascia nell’insegnare dovrebbe essere di natura ben diversa rispetto a quello grafico o meglio numerico!

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  2. ad enrico piace quello che ha scritto Claudia!!
    ciao ciao

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  3. Esprimere un voto, specialmente in decimi è sempre qualcosa di riduttivo e inadeguato, ma siamo costretti a farlo. Condivido pienamente i tuoi suggerimenti in proposito!
    Ne approfitto per segnalarti il mio blog (non lo vedo nel tuo elenco blog)
    http://emscuola.blogspot.com
    ciao

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  4. ma come è possibile???
    guarda che ci sei!!!

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  5. Non posso che trovarmi d'accordo con tutto quello che state dicendo a proposito dei voti... Io, da quando sono entrato in ruolo ho visto numerose svolte nella "catalogazione" degli alunni: prima si credeva che fosse importante valutare il bambino nel suo complesso, l'interezza della sua personalità, considerando non solamente il prodotto finale, ma l'intero processo di apprendimento e si formulava un giudizio che cercava di tenere conto di tutte le variabili individuali, sociali e ambientali, nonchè dell'impegno individuale profuso. Poi è venuto il momento delle varie tassonomie che avevano la pretesa di insegnare ad incasellare l'alunno entro certi standard preconfezionati e "oggettivi" e allora tutti ci siamo adeguati sperando che questo ci insegnasse ad essere dei buoni valutatori. Ora si è ritornati al numero, unità di quantifiacazione di prodotti (quasi come se fossimo in azienda e dovessimo valutare una merce prodotta). Ovvio che il voto crea aspettativa, gratificazione o delusione e anche competizione insana; dove è finito il bambino nella sua interezza, con la sua emotività e i suoi vissuti che possono rendere "non oggettiva" una prova che tale pretende di essere per determinare un voto da appioppare?!? Ci adattiamo, come sempre gli insegnanti sanno fare, ma l'alunno va coltivato nella relazione e valutato per quello che può darti o che può, ma non vuole darti e allora... personalmente continuerò a valutare tutti quegli elementi che danno l'immagine della personalità in crescita e dell'acquisizione del "saper fare" e per il numero... basterà condividerne le motivazioni con i bambini per farglielo vivere in modo sereno e non frustrante.

    Danilo

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