Mi soffermo anche oggi sull'attualità di don Lorenzo Milani. Dice Andreas nel testo: "Era una scuola fatta dagli studenti, dove colui che si trovava avanti non partiva in fuga bensì utilizzava la propria posizione di vantaggio per dare una mano a chi stava più indietro" è proprio vero, non c'era bisogno dei recenti studi sull'apprendimento per capire che chi insegna ad altri impara di più. Fermandosi, mettendo a disposizione degli il "già imparato" si impara di più!! L'apprendimento cooperativo è proprio questo: mettere a disposizione di altri le proprie conoscenze, abilità e competenze; mentre lo fa apprende di più...
E' ciò che stiamo imparando in questo corso!! Apprendo da altri, leggendo, meditando, soffermandomi su altri blog, altri post, altri commenti. A volte preferisco la sola lettura che lasciare un commento, che potrebbe sapere di scontato e ovvio, e anche il silenzio è apprendimento!
ciao ciao
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RispondiEliminaCaro Enrico mi trovi pienamente d'accordo su quanto dici: a volte le parole, le troppe parole, non fanno altro che frastonarci.
RispondiEliminaCondivido Enrico le tue considerazioni, ad esse mi permetto di aggiungere una breve riflessione forse fuori tema: aiutare chi “si trova indietro” è fonte di soddisfazione, di una gioia intima; la consapevolezza di essere stati utili a qualcuno per capire, comprendere ciò che per quella persona costituiva un impedimento è una grande gratificazione. Penso non solo ai giovani, ma anche a molti anziani che oggi devono, ad esempio, destreggiarsi tra PIN, codici di ogni genere, password… ormai indispensabili per effettuare semplici operazioni quotidiane. Per noi tutto ciò costituisce una prassi ovvia, ma per molti di essi invece rappresenta un linguaggio difficile, un limite che non sempre riescono da soli a superare. La ricompensa che ne deriva è maggiore dell’aiuto prestato, spesso gli anziani ci raccontano come invece si “faceva” quando erano giovani, dove erano dislocati gli uffici, come ci si arrivava, quanto si pagava o riscuoteva… Notizie e aspetti che non si trovano nei libri di storia, questo patrimonio “orale” riferito ai luoghi in cui si è nati e si vive per me è fonte di una conoscenza che in alcun altro modo potrei avere. Quando ho la curiosità di conoscere come fosse in passato un aspetto del mio quartiere, mi rivolgo al mio vicino di casa 84enne ed apprendo particolari non solo di interesse, ma che mi permettono di capire ciò che osservo al presente. Anche Federico rientra nel mio PLE!
RispondiEliminaEcco, sì, proprio così ... anche Federico ...
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