domenica 12 aprile 2009

Intrecciare i corsi

E' Pasqua e sto studiando!!! Che dire, inevitabile...
Sto leggendo il testo di "geopedagogia" e trovo una frase che mi colpisce e che vorrei sottoporre alle vostre considerazioni. Premetto che di "luoghi e non luoghi" ne abbiamo parlato a lungo in questo triennio..
Dopo aver citato M. Augè e messo in evidenza che oggi i luoghi rischiano di essere sopraffatti dai non luoghi, dagli spazi anonimi. A pag 61 il testo afferma:
"E se l'educazione è in crisi, questo è dovuto, in parte, anche alle frequenza dei nonluoghi nell'esperienza giovanile. "Lo spazio che il giovane abita è in gran parte costituito da nonluoghi, uno spazio che non gli offre alcuna identità e non gli pone particolare richieste situazionali ma solo prescrizioni astratte e impersonali, che non sono in grado di connetterlo ad uno spazio oggettivo e lo lasciano in balia della sua soggettività e di quelle alui prossime"

Aiuto!!!

Che ne pensate???

es

6 commenti:

  1. Il ragazzo ha bisogno di vivere la dimensione collettiva facendo esperienze significative e partecipandovi emotivamente. Ciò che troppo spesso le istituzioni educative offrono è tutt'altro. Prima ancora degli obiettivi formativi, sono da ripensare i fini educativi. O meglio: perseguire i secondi attaverso i primi. Ma anche questi, per quanto carichi di valori e proposti nel migliore dei modi, non potranno sortire gli effetti sperati se non c'è sinergia, se non c'è un'azione comune di tutte le componenti della società. La scuola da sola, anche quando raggiungesse al suo interno propositi condivisi, non sarebbe sufficiente. Ricordo sempre la frase di un leader nativo americano, mi pare Alce nero, che cito a memoria - non bastano un padre e una madre a crescere un figlio, ci vuole l'intera tribù -

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  2. Interessante. Io vedo la faccenda in una prospettiva rovesciata.

    1) L'educazione è sempre stata carente in quanto grossolana approssimazione di quello che dovrebbe essere un percorso formativo reale. La mia formazione è stata pessima se esco dal metro della mera istruzione, peraltro carente, rigida, spesso fine a se stessa. La formazione dei nostri padri, fra cui mio padre (laureato nel 53), ottimo medico, mi è sempre sembrata del tutto carente, estremamente parziale. Una mera semplificazione burocratica basata su di una concezione della conoscenza banalizzata. Oggi l'educazione appare ancora più carente perché l'evoluzione della società si è fatta impetuosa.

    2) I "luoghi" li abbiamo scippati noi ai nostri ragazzi ben prima che si rendessero loro accessibili i non luoghi. I luoghi son tali quando sono vissuti in autonomia come è capitato alla mia generazione in parte e del tutto per le precedenti, quando, dopo la scuola, fatti un po' di compiti (una quantità sensata) si andava fuori a ruzzare con gli altri. La vita dei nostri figli che noi gestiamo è priva di luoghi: il tennis dove si "lavora sul rovescio", la chitarra per il prossimo saggio, la preparazione per il torneo di calcio, lo studio di danza che costringe ad alimentarsi come un professionista e via dicendo non sono luoghi ... i luoghi propri gli abbiamo eliminati dalle nostre vite noi adulti con la nostra mania di rendere competitivi i nostri figli!

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  3. Splendido Andreas! condivido con te parola per parola; inoltre le domande al limite che ci potremmo porre potrebbero essere:
    1. perchè i ragazzi cercano dei non luoghi?
    2. ma i luoghi sono così caldi e accoglienti, a loro misura, attenti a loro?
    3. al massimo si potrebbe chiedere all'Educazione di occuparsi dei non luoghi e quindi di andare a ceracre la dove i nostri ragazzi sono e vivono.
    4. I luoghi di oggi sono spesso stretti, opachi, pieni di regole e regolamenti, e come giustamente affermi "scippati" da noi ai nostri ragazzi.
    5. quante cose possono realmente apprendere dai non luoghi?
    6. perchè se chiedo di scrivere 4 righe in classe l'alunno mi sbuffa e poi mi scrive 45 righe su facebook? non posso imparare lì cosa ha realmente imparato (ad esempio nell'uso dei verbi...)
    insomma
    non sono l'unico divergente al mondo, esserlo poi in compagnia di Andreas è proprio bello

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  4. Io non penso che i ragazzi cerchino i non luoghi. Il punto è che non c'è altro a disposizione. Non credo nemmeno che siano accoglienti, non conoscono altro. Come dice Andreas, da bambini, dopo la scuola si usciva e la campagna o la città erano nostre. Si andava e c'era sempre qualcosa da fare, dove andare. Veniva sera senza che te ne accorgessi. Non ti annoiavi mai. Tornavi sporco e affamato. A 9 anni andavo a scuola da solo in bicicletta. Oggi non è possibile. Mia figlia della stessa età non mi fido a lasciarla andare. Troppo pericoloso,troppo traffico. L'accompagno io con l'auto (col tempo bello si va in bici) e così fanno tanti altri genitori, per lo stesso motivo. Intasando ancor di più le strade. Si arriva all'assurdo di andare in macchina perchè ci sono troppe macchine. Abbiamo creato un mondo sempre meno vivibile. Oramai è tutto un non luogo.
    Dopo il tennis, la piscina, l'ora di danza o di pianoforte, sempre accompagnati dal genitore anche a scuola, fino a vent'anni, da un posto all'altro, ma in nessun luogo, consumando tempo e denaro. Denaro per consumare, tempo sottratto ai figli, alla vita per procurarsi altro denaro... per consumare. Oppure dentro una sala giochi. Dove, quando, come possono costruirsi una personalità e guadagnarsi l'autonomia?

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  5. Manca una dimensione persoanle autentica. Uno spazio per la propria mente privato e unico, da costruirsi da soli , ma anche con gli amici e i fratelli.
    Sempre meno bambini giocano al "far finta", così che una sedia rovesciata divenga un'automobile, la veranda il palcoscenico e il cortile l'agone per le gare olimpiche.
    Oggi a sti piccini gli facciamo fare tutto sul serio. Si va al go kart per il brivido della guida; piccole veline sgambettano su veri palcoscenici a pagamento sotto lo sguardo estasiato di mamme e nonne; papà invasati aizzano i figli maschi durante gli allenamenti di calcio...senza questa fitta programmazione di attività VERE, il bambino avverte un vuoto angosciante, perchè non sa più "far finta di..." non inventa. Lo si percepisce appena chiudono le scuole: e adesso, che gli faccio fare? E via, si va di corsa al più vicino centro di attività estive.Mi raccomando, quello con l'orario più lungo! Anche in vacanza con mamma e papà , come in occasione dei compelanni, ci vuole un animatore, altrimenti, se non c'è uno che ti attorciglia i palloncini, ci si annoia.

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  6. Concordo con Francesco, i ragazzi non cercano i non luoghi, è che trovano solo questi!! Quando penso a un luogo lo immagino accogliente, immagino di trovarvi amicizie, affetti, di trovarmi a mio agio, immagino di potermi affezionare, perchè un "luogo" può cambiarti la vita, ti rimane nel cuore.....io ricordo il cortile della mia scuola, l'oratorio, i campi estivi, la casa in montagna dei miei nonni....
    Ai luoghi ci tengo, mi piace poter andare a scuola e sentirla un po' casa e vorrei che fosse così anche per i miei alunni e per i miei figli.L'altro giorno ho chattato su FB con un mio ex-alunno, mi ha parlato di come era stato bene alle elementari, dei bei ricordi che aveva della nostra classe, dei compagni............ne sono stata molto contenta.
    Eppure finita la scuola elementare, dalle medie alle superiori il fulcro della vita degli adolescenti diventa la galleria del centro commerciale.....può un centro commerciale essere un "luogo"?
    Ho due figli adolescenti che fino ad ora lo sport ha tenuto lontani dal centro commerciale...ma l'impresa si fa sempre più ardua!

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